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descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptyWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza

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A Roma, Accademia Nazionale di Danza (Largo Arrigo VII, 5)

Giovedì 18 maggio 2023

ore 16

Introduzione al workshop-modulo formativo su Tecniche di improvvisazione, analisi e sviluppo della performance – II biennio compositivo – Scuola di coreografia, a cura di Carlo Infante Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience

Ore 17

Talk-evento Performing Media – un futuro remoto con Carlo Infante, Gaia Riposati e Massimo Di Leo.
Il talk si muoverà attraverso i temi e i materiali di "Performing Media – un futuro remoto. Il percorso di Carlo Infante tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale", libro/librido a cura di Gaia Riposati e Massimo Di Leo edito da Editoria & Spettacolo e focalizzerà con uno screening video le attenzioni sui contesti che accolgono l’evento e che sono evocati sia nel libro sia nel “librido” con link. Parole e idee “in proiezione” in una conversazione innervata di repertori video (su momenti significativi, performance e installazioni, dell’avanguardia e dell’innovazione digitale) un dialogo a tre e con molti echi, ascoltati da un’intelligenza artificiale che finirà con il dire la sua.

Ore 18.30 Walkabout (conversazioni radionomadi) per un dibattito peripatetico sui temi del libro con i partecipanti


Il workshop è impostato su una ricognizione teorica, basata sui repertori video linkati in un ipertesto e si articola sia in un forum on line per il confronto connettivo sia in walkabout-esplorazioni partecipate radionomadi per la conversazione psicogeografica (reinvenzione degli sguardi).





Calendario

Giovedì 18 maggio ore 16-19,50

Martedì 19 settembre ore 10/13,50

Giovedì 28 settembre ore 10-13,50

Martedì 4 ottobre ore 10-13,50

Giovedì 26 ottobre ore 16-19,50



Punti di sviluppo delle sessioni

Happening, Post Avanguardia, sperimentazioni video (videoteatro e videodanza) e nuove scritture sceniche
La simulazione del virtuale. Dalla Realtà Artificiale al Metaverso
Cyber-performance e la radicalità cyberpunk
L’interaction design. L’interazione uomo-macchina
Videomapping e Light Experience
Performing media storytelling per la resilienza urbana: Paesaggi Umani


Performing media è un campo di ricerca che trova origine nell’ambito delle culture digitali e ancora prima delle nuove scritture sceniche affinate ai media, come nel videoteatro, una peculiarità italiana sviluppata nei primi anni Ottanta. Oggi il performing media riguarda sempre più la condizione antropologica data dallo sviluppo delle tecnologie abilitanti, di per sé performanti dei nuovi media interattivi, mobili e geolocalizzati. Ciò determina un nuovo rapporto uomo-macchina, sempre più simbiotico, reso fluido dalla semplicità d’uso e dalla sollecitazione percettiva e sensoriale delle soluzioni evolute dell’interaction design dove l’interfaccia aptica con un gesto, esplicita un’estensione del corpo.

altre note con link attivi qui

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usiamo questo forum per confrontarci, a partire dal metodo del walkabout che ha concluso il nostro primo incontro

ecco cos'è un walkabout
https://www.urbanexperience.it/walkabout/

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ecco il report
https://www.urbanexperience.it/il-workshop-allaccademia-nazionale-di-danza-si-apre-con-talk/
spero possa essere il punto di partenza del confronto

descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptySpunto riflessivo per la seguente lezione

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AI, Chat GPT, intelligenza artificiale, cosa sono? come si inseriscono nella nostra vita quotidiana e artistica?
Sono un supporto, aiuto o portano alla distruzione delle nostra fantasia?  
In che modo vanno utilizzate e come per renderle funzionali al nostro lavoro ?

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non ti stai ponendo come portavoce della comunità studentesca... spero.
Vorrei confrontarmi con tutt*
ne parleremo domani

nel frattempo
nel merito della questione posta
Devo dirti che non amo cavalcare il dibattito sull'I.A. m'interessa bensì quell’innovazione adattiva già presente nei sistemi di intelligenza artificiale con i processi di machine learning attraverso cui le macchine apprendono dai comportamenti umani,
governandone l’innovazione di processo. Dovremmo imparare da questo processo di autoapprendimento. M'interessa l'innovazione rivolta al bene comune ma per raggiungere risultati bisogna commisurarsi con il digitale oltre la convenzionalità.
Chat GPT l'abbiamo usata per far parlare il mio avatar nel libro-librido https://www.urbanexperience.it/eventi/il-tour-del-libro-librido/

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raffaella.mencarelli ha scritto:
AI, Chat GPT, intelligenza artificiale, cosa sono? come si inseriscono nella nostra vita quotidiana e artistica?
Sono un supporto, aiuto o portano alla distruzione delle nostra fantasia?  
In che modo vanno utilizzate e come per renderle funzionali al nostro lavoro ?


A proposito questa è una delle mie 70 lezioni a Università Mercatorum, Facoltà di Economia, Corso di Laurea Comunicazione e Multimedialità su Tecnologie digitali e processi cognitivi
https://www.urbanexperience.it/eventi/digital-transformation-tecnologie-digitali-e-processi-cognitivi-a-universita-mercatorum

Intelligenza artificiale
L’obiettivo della lezione è nel rilevare come l'intelligenza artificiale permetta la programmazione di sistemi digitali capaci di interpretare l’intelligenza nella sua articolazione più complessa, a partire da quella umana.
Non si tratta solo di intelligenza come capacità di calcolo o di conoscenza di dati astratti e simbolici ma elaborazione di percezioni, cognizioni e atti decisionali per ottimizzare i processi di organizzazione sociale.
Un sistema d'intelligenza artificiale si misura con le differenti forme di intelligenza espresse dalla condizione umana, per arrivare a ricreare particolari comportamenti che i sistemi digitali possono elaborare con processi di autoapprendimento come quelli del machine learning. Il punto strategico è nel creare ulteriori processi di reciprocità, cercando di orientare queste elaborazioni di dati, attraverso il processo bottom up, perchè siano il più possibile funzionali all'evoluzione umana, secondo il principio dell'innovazione adattiva.

Le intelligenze multiple
Quando si parla di intelligenza artificiale si immagina uno scenario futuribile con tecnologie che processano dati in un universo astratto e matematico, che rischia di contestualizzare la condizione umana. Ciò accadrà se non si controbilancia questa invasività procedurale con una maggiore consapevolezza nell'uso di questi sistemi intelligenti.
L’intelligenza artificiale è un campo dell’informatica che comporta la progettazione e la programmazione di sistemi digitali, sia hardware che software, che dotano le macchine di proprietà che emulano quelle umane, quali le percezioni visive e le decisioni. Si tratta non solo di intelligenza intesa come capacità di calcolo, ma soprattutto di quelle differenti forme di intelligenza riconosciute dalla teoria di Howard Gardner in quanto intelligenze multiple.
Gardner ha impostato, nel 1983, quella teoria nel libro “Frames of the Mind” (edito in Italia come “Formae mentis”) in cui sosteneva l’esistenza di diverse forme di intelligenza, articolata in sette abilità intellettive.
Secondo Gardner, i test usati per misurare l’intelligenza sono volti a rilevare soltanto due tipi di intelligenza: quella linguistica e quella logico-matematica, ma esistono in aggiunta altre cinque forme di intelligenza: l’intelligenza spaziale; l’intelligenza sociale; l’intelligenza introspettiva; l’intelligenza corporeo-cinestetica; l’intelligenza musicale.
Un sistema intelligente può essere configurato per ricreare queste differenti forme di intelligenza che possono essere ricondotte a particolari comportamenti riproducibili da alcune macchine creando dei modelli digitali.

Il sistema intelligente
L’intelligenza artificiale è contemplata già all'avvento dei computer che nel 1956 trova un preciso momento, quando fu realizzato il SAGE, un sistema dislocato su tutto il territorio degli USA, con 23 centri operativi. Fu allora che si iniziò a parlare di intelligenza artificiale definendola sistema intelligente, concependo il computer come un modello della mente.
In quella fase molte università e aziende informatiche, in particolare l’IBM, puntarono alla ricerca e allo sviluppo di software in grado di pensare e agire come gli esseri umani per ipotizzare soluzioni applicative in cerca di mercato. Nacquero così programmi informatici sempre più complessi e si sviluppò il Lisp, uno dei primi linguaggi di programmazione. Il Lisp (List Processor language: linguaggio per processare liste) è un linguaggio-macchina che nasce ad opera di John McCarthy nel 1959 che per oltre trent’anni fu alla base dei software di intelligenza artificiale.
A partire dagli anni Sessanta prese piede una tendenza per commisurarsi alla condizione umana, cercando soluzioni basate sull’evoluzione dei parametri in corso d’opera, per ragionare e prendere decisioni in base all’analisi di differenti possibilità. Si ragionò sul fatto di creare processi di elaborazione semantici per le macchine: linguaggi per programmare le diverse possibilità date da un ragionamento umano. La ricerca in questo settore fu però dirottata quasi integralmente nel grande progetto che vedeva gli USA investire il massimo delle risorse sulla messa punto della rete Internet.
Un nuovo slancio alla ricerca sull’intelligenza artificiale arrivò dal campo della ricerca biologica, quando nel 1969 i ricercatori del Carnegie Institute of Technology a Pittsburgh realizzarono DENDRAL, un linguaggio-macchina in grado di ricostruire molecole a partire dalle informazioni ottenute dallo spettrometro di massa, un sistema capace di separare gli ioni molecolari con campi elettrici e campi magnetici accoppiati.
Processi come questi erano basati sulla conoscenza profonda di determinati campi di applicazione, attivando un nuovo corso dell’intelligenza artificiale, basata sui sistemi esperti, in grado di trovare soluzioni specifiche per scenari complessi come quelli biologici.
Questa nuova era dell’intelligenza artificiale si connota con la realizzazione dell’algoritmo che permette l’apprendimento automatico per le reti neurali, una linea che comporterà anche l'interazione tra i campi informatici e quelli psicologici.
Il momento più plateale di questa fase è nel 1996, con il confronto tra Deep Blue, una macchina della IBM e Garry Kasparov, il campione sovietico del gioco degli scacchi. Kasparov vinse i primi incontri ma il sistema di auto-apprendimento di Deep Blue nel susseguirsi delle partite permise alla macchina di vincere. Il computer, nella sua elaborazione automatica, aveva non solo acquisito il know how di Kasparov ma aveva trovato soluzioni che lo stesso campione non riusciva a prevedere.
I parametri che i sistemi intelligenti seguono rappresentano alcuni aspetti del comportamento umano, come la cosiddetta conoscenza non sterile che induce decisioni non solo secondo la logica, esprimendo abilità nel risolvere problemi in maniera differente secondo diverse circostanze. Gli algoritmi possono essere programmati per impostare ragionamenti parametrati in differenti situazioni, permettendo ai sistemi intelligenti di ottimizzare le risposte pertinenti.
L’albero della decisione
Lo sviluppo di algoritmi simili, capaci di imitare i diversi comportamenti umani in relazione ai contesti differenziati ha messo in grado l'intelligenza artificiale di prendere decisioni in modo adeguato. Nel caso dei sistemi intelligenti applicati all'automotive, come nella guida di automobili senza conducente, il sistema pilota può decidere, in caso di pericolo, se sterzare o frenare a seconda della situazione, sulla base degli input dei sensori capaci di calcolare la migliore sicurezza per in caso di un fattore improvviso.
Le decisioni sono assunte da algoritmi che definiscono sia una conoscenza di base e sia una conoscenza allargata, ovvero quella generata dall’esperienza. Ciò viene definita rappresentazione della conoscenza, per cui vengono processate le diverse istanze di reattività umana e la capacità di rendere tale conoscenza comprensibile alle macchine tramite un linguaggio sempre più dettagliato. Non si tratta di trasferimento di conoscenza sterile, o meglio nozionistica, ma di esperienza che sottende la comprensione di nuove informazioni oltre quelle predefinite. Tali informazioni vengono acquisite dal computer con diverse modalità, come quelle che si basano sulla teoria dei linguaggi formali, per cui s'intende gli insiemi di stringhe (i linguaggi formali) e le loro proprietà applicate alla logica e alla linguistica e sulla teoria delle decisioni che studia le scelte degli agenti con metodo matematico-statistico, per cui da un insieme di scelte possibili si seleziona la decisione in grado di massimizzare l'utilità attesa. Nel primo caso, quando si utilizza la teoria dei linguaggi formali, si sceglie di utilizzare diversi approcci (come l’approccio generativo, riconoscitivo, denotazionale, algebrico e trasformazionale).
La teoria delle decisioni si basa su un albero di decisione che permette di valutare per ogni azione le possibili conseguenze prendendo la decisione più funzionale.
Un albero di decisione si basa su modelli predittivi a partire da una serie di informazioni iniziali predefinite per poi evolversi selezionando la gamma delle previsioni possibili. La peculiarità di questi dati permette ai sistemi intelligenti di attuare una differenziazione del feedback che si orientano verso le decisioni, con una progressiva precisione.
Un albero di decisione è un grafo di decisioni e delle relative conseguenze che ricrea un piano di azioni mirato ad uno scopo, orientando il processo decisionale (decision making).
Un albero di decisione è un modello dove ogni nodo rappresenta una variabile e si sviluppa a partire dall'insieme dei dati iniziali (data set) per poi dividersi in sottoinsiemi, come il training set sulla base del quale si crea la struttura dell'albero e il test set che va a testare l'efficacia del modello.

Machine Learning, l’autoapprendimento della macchina
Il salto di qualità dell’intelligenza artificiale è avvenuta quando si è potuto ricreare un complesso di algoritmi in grado di migliorare il comportamento della macchina stessa, capace di imparare tramite l’esperienza, proprio come nella condizione umana. Arrivare a sviluppare algoritmi in grado di imparare dai propri errori ha posto i programmatori di fronte alla complessità di prevedere la molteplicità dei contesti in cui il sistema si trova a operare. Con l’apprendimento automatico (machine learning), il computer è stato messo nelle condizioni di misurarsi con funzioni di feedback che non erano state programmate su modelli predefiniti.
La complessità dell’apprendimento automatico ha portato la teoria computazionale a misurarsi con differenti possibilità: l'apprendimento supervisionato, quello non supervisionato e quello per rinforzo.
Nell’apprendimento supervisionato al computer vengono dati gli obiettivi, delineando le relazioni tra input, output e risultato. Dall’insieme dei dati la macchina sarà in grado di elaborare una regola generale, che su precisi input rilascerà output corretto per raggiungere il goal.
Nell'apprendimento non supervisionato la macchina dovrà essere in grado di fare scelte senza essere stato impostata, per cui imparerà dai propri errori.
Le macchine che vengono impostate secondo un apprendimento per rinforzo si misurano con un ambiente dinamico in cui le caratteristiche sono variabili, quindi si raggiungerà il goal ricevendo feedback a seconda delle scelte dell'algoritmo, per cui una scelta corretta comporterà un successo mentre una scorretta un insuccesso, in un processo dinamico di stop and go.
L’apprendimento automatico si evolve nello sviluppo delle reti neurali, un modello costituito da interconnessioni costituite da neuroni artificiali che cambiano la propria struttura in base a informazioni esterne o interne che scorrono attraverso la rete stessa durante la fase di apprendimento creando un sistema adattivo.
Come nelle reti neurali biologiche, una rete neurale artificiale ha così la caratteristica di essere adattiva, ovvero di modellare la sua struttura adattandola alle necessità derivanti nelle diverse fasi di apprendimento.
Dal punto di vista matematico, una rete neurale può essere definita come una funzione composta, ossia dipendente da altre funzioni a loro volta definibili in maniera differente a seconda di ulteriori funzioni dalle quali esse dipendono. Questo significa che all’interno di una rete neurale, niente viene lasciato al caso: ogni azione del sistema intelligente sarà sempre il risultato dell’elaborazione di calcoli volti a verificare i parametri e a rilevare le incognite che insorgono per inscriverle nel thesaurus del linguaggio-macchina.

Dall’intelligent data processing all’autonomous robot
L’intelligenza artificiale è ormai sempre più presente nella quotidianità, molti dispositivi di riconoscimento vocale e gli stessi smartphone, per non parlare dei tanti sistemi di sicurezza, si basano su algoritmi di intelligenza artificiale, come quelli relativi il machine learning.
Tra i molteplici campi applicativi, l’intelligenza artificiale viene adoperata massicciamente nel mercato azionario, nella medicina e, ovviamente nella robotica.
Un campo è quello dell’intelligent data processing per cui si analizzano dati per estrapolare informazioni e compiere azioni conseguenti, come nell’analisi predittiva (analisi di dati per fornire previsioni sull’andamento futuro di un determinato fenomeno) e il rilevamento di frodi (identificazione di elementi non conformi a un modello previsto).

I virtual assistant attraverso cui agenti software possono svolgere funzioni in base a comandi ricevuti in maniera vocale o testuale come accade con le chatbot, sistemi sempre più usati nel customer care aziendale come primo livello di assistenza con il clienti.
Recommendation: applicazioni di intelligenza artificiale che indirizzano le scelte degli utenti in base ad informazioni da essi fornite, come quei sistemi che suggeriscono un acquisto in base a quelli precedenti, influenzando così il customer journey e, più in generale, il processo decisionale dell’utente.
Image processing, soluzioni che analizzano immagini statiche o video per il riconoscimento di oggetti o persone, come quelle utilizzate nell’ambito della videosorveglianza, dove l’analisi delle immagini permette di individuare eventuali situazioni anomale o di pericolo.
Autonomous vehicle, applicazione per i mezzi di trasporto autoguidati, destinato alla navigazione non solo su strada, ma anche marittima, fluviale e aerea.
Intelligent object, oggetti in grado di compiere azioni senza l’intervento umano e di prendere decisioni in base alle condizioni dell’ambiente circostante, come la valigia intelligente che, attraverso una connessione bluetooth o rfid, può rilevare la posizione del proprietario, riconoscendolo.
Language processing, soluzioni che elaborano il linguaggio con finalità come la comprensione del testo e la traduzione.
Autonomous robot, applicazioni robotiche come le soluzioni industriali per l’automazione di processi produttivi e logistici, o i robot destinati al mercato civile, come gli assistenti alla vendita presenti all’interno di negozi per fornire informazioni ai clienti.

Vi sono inoltre molteplici campi di applicazione medica in cui l’intelligenza artificiale sta facendo la differenza.
Oggi infatti è possibile diagnosticare con maggiore accuratezza la polmonite e particolari disfunzioni come quella dell’autismo in un bambino, con l’analisi computazionale delle scansioni cerebrali. Sembra infatti che il cervello di una persona autistica abbia un volume maggiore e che questo incremento si verifichi attorno al primo anno di età. È così possibile grazie all’intelligenza artificiale diagnosticare la patologia prima dell’anno di vita, mentre non viene diagnosticata se non tra il secondo e terzo anno di vita di un bambino, ed intervenire così sin da subito.
Inoltre, grazie all’analisi di oltre 10 anni di dati raccolti su pazienti che hanno avuto infarti o ictus nel Regno Unito, l'intelligenza artificiale è in grado di prevedere con maggiore certezza se un paziente sarà colpito da una di queste due patologie e anche definire un arco temporale entro il quale questo evento potrebbe avvenire.
Va tenuto conto che l’uso sistematico dell’intelligenza artificiale rivoluzionerà gli scenari produttivi, si perderanno posti di lavoro (come è già accaduto nelle catene di montaggio industriali con l'avvento dei sistemi robotici) ma è certo che si creeranno nuove opportunità con nuove tipologie di figure professionali e fondamentalmente uan riconfigurazione del codice etico nella relazione tra uomo e macchina.
La Commissione europea in tal senso sta sviluppando una linea d’indirizzo con il documento “Ethics guidelines for trustworthy AI”, con l’obiettivo di impostare una policy comunitaria per definire le strategie di sviluppo dell’Unione Europea nel campo dell’intelligenza artificiale.
Non avrebbe senso la dicotomia tra uomo e macchina, va contemplata bensì una strategia che contestualizzi questi processi che vedono protagonisti i sistemi intelligenti, per rendere possibile quell’innovazione adattiva basata sulla progettazione che nasce dal basso delle applicazioni sociali, secondo il principio bottom up, dell’intelligenza artificiale, come aveva teorizzato anni fa Domenico Parisi dell’Istituto di Psicologia del CNR trattando di vita artificiale.

La vita artificiale
Già nel 2005 Domenico Parisi pose il suo programma di ricerca sulla vita artificiale al CNR, distinguendola dall”intelligenza artificiale classica.
Mentre l’intelligenza artificiale classica segue un approccio top down al modellamento dell”intelligenza, concentrandosi su aspetti quali linguaggio e ragionamento, la vita artificiale cerca di modellare aspetti propriocettivi quali la sensibilità corporea e l'emozione.
L’intelligenza artificiale si basa sul principio funzionalista della realizzabilità multipla ignorando deliberatamente il substrato neurologico, la vita artificiale si ispira al funzionamento del sistema nervoso attraverso lo studio delle reti neurali.
L’intelligenza artificiale non considera nei suoi studi il corpo del sistema artificiale, mentre la vita artificiale colloca il sistema intelligente in un contesto ecologico per studiarne il comportamento in modo globale.
La Vita Artificiale studia il comportamento in modo unitario e olistico mentre l’intelligenza artificiale classica modella il comportamento per compartimenti stagni.
L’intelligenza artificiale classica è raziocentrica, occidentocentrica e antropocentrica per il fatto di studiare l”intelligenza solo in quanto un misto di logica e linguaggio, la vita artificiale studia l”intelligenza con un approccio bottom-up, ed è aperta alla considerazione di tutti gli attributi dell”agire intellettivo. (da “Sistemi Intelligenti”, 2005)

descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptyDrammaturgia interna

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Posso sviluppare una drammaturgia interna, che il pubblico possa comprendere, attraverso strumenti tecnologici?

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Laura Esposito ha scritto:
Posso sviluppare una drammaturgia interna, che il pubblico possa comprendere, attraverso strumenti tecnologici?


mi piace questo concetto di "drammaturgia interna", si attesta AL DI QUA dell'idea di rappresentazione...
e ora prima di rispondere ti faccio notare due parole che non mi convincono: pubblico e strumenti.

M'interessa la dimensione plurale degli spettatori e sempre meno il concetto di pubblico, che lascio ai consumi di massa e al marketing.

Se le tecnologie le associamo solo agli strumenti non si va lontano...sarà solo una ricerca di soluzioni meccanicistiche, per ottenere effetti...

Prova a sostituire la parola strumenti con estensioni, protesi (più che altro cognitive).
L'obiettivo è concepire le potenzialità espresse dai nuovi media come NUOVI LINGUAGGI: espansione della nostra coscienza comunicativa.

Un buon esempio è lo spettacolo di Akram Khan https://romaeuropa.net/festival-2023/jungle-book-reimagined/ che ho visto stasera (ci andate?) che usa le videoproiezioni non solo come scenigrafie elettronica ma come componente performativa. Detto qusto non mi ha entusiasmato: troppo naif, troppa pantomima para-narrativa, un buon prodotto spettacolare...che non mi ha sfiorato,però.

descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptyImmagini per le videoproiezioni nomadi

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Avete pensato a delle immagini da videoproiettare sui vostri corpi in azione?
Domattina ci lavoriamo insieme e vediamo se coinvolgere i miei collaboratori x le videoproiezioni

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vediamo quando emergono le vostre note sul "microhappening" dell'ultima lezione del 26 ottobre (ore 12-16...attendo ancora conferme dalla direzione sul cambio orario).

nel frattempo vi linko quel concept-video di cui vi parlavo a proposito del videoteatro https://www.urbanexperience.it/wp-content/uploads/video/INDEX_Videoteatro.mp4 . Un buon esempio (1989) di come si possa fare un lavoro utile sugli schermi: per fare una tassonomia che descriva le costanti performative.

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pensate anche a delle parole chiave-tag da associare, eventualmente, alle azioni del micro-happening. Rilevatele da quelle che ho messo in campo nel workshop e che in buona parte ritrovate qui https://www.urbanexperience.it/eventi/workshop-su-performing-media-accademia-nazionale-di-danza/

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ok non è arrivato nulla da parte vostra, quindi non si fa nulla, niente microhappening che conclude il nostro workshop.
I miei sodali performing media maker di NuvolaProject erano pronti ma abbiamo deciso in assenza di vostri feedback di declinare la disponibilità.
E poi Urban Experience non ha passato il bando del Comune (c'è stato un errore nella stesura della proposta progettuale) e quindi non è previsto l'evento pubblico.

Si farà l'ultima lezione e basta. Dalle ore 12 alle 16

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oggi ultima lezione, alcune sono in missione da qualche parte ma abbiamo questa piattaforma che anche a distanza ci permette di chiudere il cerchio. Un forum è un performing media a tutti gli effetti.
Colmare la distanza con un'azione, anche se scritta, è un atto evolutivo per la Specie. Hai mai pensato a cosa potesse provare qualcuno, 2500 anni fa quando leggendo qualcosa acquisiva pensieri scritti altrove?

Quindi rilancio l'esercizio delle tag-parole chiave in connessione al nostro percorso, già in buona parte delineato qui
https://www.urbanexperience.it/eventi/workshop-su-performing-media-accademia-nazionale-di-danza/

e vi invito a tirarne fuori 2

Altre 2 vi chiedo di cercarle tra le 17 indicate negli Obiettivi di Agenda 2030 dell'ONU su cui sto lavorando da tempo (vedi https://www.urbanexperience.it/eventi/iii-edizione-softscience/ ) che sono utili come esercizio per interpretare il mondo in transizione.
Sono più performanti dei 10 Comandamenti, secondo me. Presuppongono scelte e destini, non pentimenti.

E sono 4, come i punti cardinali. Un archetipo dell'orientamento.

Pensate al nord come a ciò che tende al freddo e a sud come ciò che evoca il caldo. E l'est come ciò che nasce e l'ovest come ciò che tramonta. E' talmente ovvio che può offrire rivelazioni, proviamoci.

Dopotutto questo corso si fonda su presupposti teorici incardinati alle pratiche del corpo in spazio pubblico, dalla performance all'urban experience.

e ora ci confrontiamo in classe.

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A proposito dei 17 obiettivi ONU...vedete su come sto operando in questi giorni https://www.urbanexperience.it/eventi/17-goal-onu-in-17-luoghi-per-l8x1000-valdese/ e provate a immaginare delle azioni con immagini in relazione a quei goal.

A che serve ti stai chiedendo?

a fare un training cognitivo sul performing media

descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptyEsercizio delle 4 parole

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Parole chiave sul percorso performing media:
Simulazione
Estensione

Parole chiave sui 17 obiettivi dell'ONU:
Diseguaglianza
Donne

Associazione dei punti cardinali:
Nord - simulazione
Sud - donne
Est - diseguaglianza
Ovest - estensione

Ultima modifica di Caterina Capecci il 26.10.23 14:35 - modificato 1 volta.

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Mentre la tecnologia continua ad evolversi, nel processo di memoria d’avanguardia e trasformazione digitale。Qualcuno terrà il passo con questa tecnologia e filosofia e creerà costantemente nuove opere. Ma il 90% delle persone non lo capirà affatto e non ha idea. Come si svilupperanno queste opere? Seguirà questa direzione. O cambia con l'accettazione della maggior parte delle persone. Se cambia con la maggior parte delle persone, è una regressione?

descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptyScelta della 4 parole e i 4 punti cardinali

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Parole sul percorso del perfoming media
Mutazioni = est
Simulazione = nord


Parole sui 17 obbiettivi dell'ONU
Educazione = sud
Biodiversità = ovest

Ultima modifica di Ilaria il 26.10.23 14:36 - modificato 1 volta.

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Parole chiavi:
PERFORMING MEDIA
Collettiva - Est
Sviluppo - Nord


ONU
Mare - Sud
Salute - Ovest

descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptyEsercizio delle 4 parole di Gaia Calabrese

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Parole sul percorso performing media:
Protesi
Sensibilità

Parole su i 17 obiettivi dell'ONU:
Mare
Lavoro

Parole associate ai 4 punti cardinali:
Nord - protesi
Sud - mare
Est - sensibilità
Ovest - Lavoro

descriptionWorkshop su “Performing media tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale, verso l’Urban Experience” all’Accademia Nazionale di Danza EmptyDomanda ai fini di tesi di laurea

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Quali sono gli elementi caratterizzanti di una performance?

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wangjiaqi ha scritto:
Mentre la tecnologia continua ad evolversi, nel processo di memoria d’avanguardia e trasformazione digitale。Qualcuno terrà il passo con questa tecnologia e filosofia e creerà costantemente nuove opere. Ma il 90% delle persone non lo capirà affatto e non ha idea. Come si svilupperanno queste opere? Seguirà questa direzione. O cambia con l'accettazione della maggior parte delle persone. Se cambia con la maggior parte delle persone, è una regressione?


è ciò che si auspica il fatto che la tecnologia si evolva e al contempo si creino nuove opere.

Il punto è: di quali opere stiamo trattando.
La criticità è di certo nell'assecondare il gusto delle masse (concetto ormai devastato e devastante, svincolato com'è da qualsiasi discriminante di "classe") quella sì che è regressione.

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Caterina Capecci ha scritto:
Quali sono gli elementi caratterizzanti di una performance?


Ne abbiamo parlato in classe, ci siamo confrontati su quanto sia centrale il corpo in azione nello spazio pubblico e di quanto sia decisivo trovare la misura per impattare con la percezione dello spettatore.

Per quanto riguarda il performing media ecco qui una mia nota d'antan (1996) sulla cyber-performance
https://www.urbanexperience.it/virtual1996-cyberperformance/

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Caterina Capecci ha scritto:
Parole chiave sul percorso performing media:
Simulazione
Estensione

Parole chiave sui 17 obiettivi dell'ONU:
Diseguaglianza
Donne

Associazione dei punti cardinali:
Nord - simulazione
Sud - donne
Est - diseguaglianza
Ovest - estensione


rispondo qui per tutti i feedback alla proposta della raccolta di parole chiave.

Per ciò che riguarda il Performing Media:
Simulazione, Estensione da Caterina Capecci
Protesi, Sensibilità da Gaia Calabrese
Collettiva, Sviluppo da Sara Ferrigno
Memoria, Trasformazione da Wang Jiaqi
Mutazione, Simulazione da Ilaria Baroni

Bene! La più rilevata è Simulazione concetto che è a monte dell'esperienza performativa, non solo perchè è il principio attivo di quasiasi modalità di prove, l'attività di training per predisporsi ad andare in scena.
Dopotutto il teatro è la simulazione fisica di uno spazio mentale, speculare a ciò che è il virtuale: simulazione immateriale di uno spazio fisico.

Per quanto riguarda lo Sviluppo Sostenibile, per quanto possa apparire un esercizio di stile, credo che i 17 obiettivi di Agenda 2030 siano le nuove coordinate per agire responsabilmente su questo Pianeta sfiancato dall'Antropocene.
Vedete cosa sto facendo in questo progetto
https://www.urbanexperience.it/eventi/17-goal-onu-in-17-luoghi-per-l8x1000-valdese/
sarebbe stato interessante concepire delle vostre azioni nei territori che si vanno ad esplorare attraverso quelle chiavi interpretative.


Ultima considerazione: i 4 punti cardinali intreccati alle altre parole chiave hanno indebolito l'operazione di "tagging" cognitivo...
L'ho proposto perchè volevo suggerirvi una pratica di brainstorming semplice che potrebbe esservi utile nella progettazione degli eventi.

Se volete il libro scrivetemi a carlo@urbanexperience.it e vi mando il pdf
https://www.urbanexperience.it/eventi/il-tour-del-libro-librido/

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